venerdì 12 ottobre 2012

Dei creativi

La teoria dei corsi e i ricorsi storici di Vico è una roba che m'ha sempre affascinato. Insieme ad Epicuro, credo sia una delle poche cose che a filosofia ho studiato interessandomene davvero.
Tant'è che è una locuzione che mi gioco spesso, anche quando non c'entra una benemerita, proprio perchè mi piace (-Mado' il baretto sotto l'ufficio ha aumentato i prezzi del caffè! -Eh, corsi e ricorsi storici! ndV).

E son proprio i creativi a pescare di più da questo filone: quando il cervello langue, quando capisci che dopo il pulcino Pio non ci sarà più un singolo degno di nota, quando resta da inventare solo lo shampoo che fa anche la piega (e no, le sminchiate di Herbal Essence, non le fanno! Millantano soltanto!), è lì -in quel momento di cupa disperazione- che vai a pescare dal passato.
Ma lo ricicli così, come se Paint Your Life non t'avesse insegnato niente?
Ennò! E' qui che il creativo crea (annominazione voluta, ndV)! Mica son lì a pettinare le bambole!

E io me l'immagino il creativo di una qualunque casa cosmetica, che sta lì alla sua scrivania, con l'imminente consegna del suo responsabile marketing che dice, a proposito del fard,  qualcosa tipo "rinnovarci... creare nuovi segmenti... modificare packaging...". E lui s'arrovella il cervello senza trovare soluzione finchè, ad un tratto, la folgorazione! Pino (collega immaginario, ndV), com'è che si dice arrossire in inglese? chiede Blush! risponde Pino.
Ed ecco che abbiamo confuso le idee a tutti!
Caro fard, da oggi in poi sarai battezzato con il nome di blush e che avrai una nuova fetta di mercato che manco te la immagini.
Da quel momento, gli annali registreranno sia le decine di domande su Yahoo Answer della serie "che differenza c'è fra blush e fard?", che l'impennata delle vendite del blush, che fa molto più figo.
Peccato siano la stessa identica cosa.

Stessa storia per i leggings.
C'erano una volta gli anni 80, detti "il decennio dell'eccesso", che dettero i natali alla moda più brutta di tutto il ventesimo secolo (oltre che ad una generazione di disillusi e futuri disoccupati , ma questa è un'altra storia e se ne parla qui). Quel favoloso decennio fu il periodo dell'oro per i fuseaux, un pantalone elasticizzato aderente, non adatto per circa il 95% della popolazione femminile. Nonostante la manifesta importabilità, divenne una capo cult nelle sue peggiori varianti (leggi: colori fluo). Poi giunsero gli anni 90 che decretarono la morte di tale capo, riservandolo come abbigliamento sportivo, solo per le più coraggiose.
Se non fosse che qualche stilista a corto d'idee, verso il 2007 o giù di lì, ce lo ripropose come capo "mai più senza".
Ma puoi chiamarlo fuseaux? Vuoi davvero rischiare che qualcuna ritiri fuori il reperto di 20 anni prima? Ovviamente no! Quindi li ribattezzarono e i vari Calzedonia-Tezenis-Golden Point si ripopolarono di tali orrori, ribattezzati per l'occasione come "leggings".
Tra l'altro, per quanto io non sia assolutamente una fashion blogger, colgo l'occasione per dire a gran voce: I FUSEAUX LEGGINGS  NON SONO PANTALONI! NON PORTATELI COME TALI, NEMMENO SE AVETE IL FISICO DI KATE MOSS!

Nemmeno il mondo dell'editoria e i nerd sono fuori da questa logica commerciale, sappiatelo.
Avete in casa un fumetto? Magari possedete una storia in un unico volume auto-conclusiva? Bene, non chiamatelo mai più fumetto, perchè l'albo in questione potrebbe offendersi!
Da ora in poi si chiama Graphic Novel. Cosa cambia? Gnente, però così ha più dignità, più peso, sa meno di ragazzino brufoloso.
Quindi se possedete, chessò, Civil War (sì, leggo i fumetti Marvel- E tifo per Peter Parker, che Tony Stark mi sta sulle balle!) trattatela con la giusta terminologia, che altrimenti viene fuori Capitan America e ve lo dice lui come si chiama.
E poi, quanto fa più figo, mentre sei a fare aperitivo, dire "sto leggendo una graphic novel molto interessante", invece che "sto leggendo un fumetto molto interessante"? Il salto di qualità (carpiato) da nerd a radical chic, è garantito. La chiami "graphic novel" e sei subito hipster, altro che lomo.

A questo punto, io propongo un comitato per cambiare nome a cose/robe, il cui nome attuale non ci piace.
Tipo, facciamo una seria campagna per ribattezzare le supposte!
Se ci arriviamo prima di qualche creativo, almeno ci guadagniamo i diritti d'autore.

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