martedì 25 settembre 2012

Dell'inutilità

E io lo volevo scrivere un post, ci tenevo davvero.
E' da oggi che ci penso, ispirata da Flavia Vento, dal mio nuovo amore per Pechino Express, dal felice acquisto dei Magic Leverage (se poi funzionano e non mi fanno sembrare una cugina di Shirley Temple, ci faccio un tutorial) e dalla mia nostalgia per il mio primo amore (Marc Lenders, che se la giocava con Mirco dei BeeHive), ma nulla non se ne tira fuori nulla.

E' tutta colpa di Twitter che si prende il meglio (leggi: peggio) delle mie esternazioni, i miei commenti
caustici e le mie perplessità giornaliere in soli 140 caratteri.
E allora il cursore di blogger che lampeggia mi fa sentire traditrice, mi mette quasi in imbarazzo, mi prosciuga la vena poetica e mi vien voglia di cancellare, spegnere il mac di Azzurro e rimandare.

Poi ci si mette anche il turno infrasettimanale di campionato a complicare tutto.
Che poi a me del calcio non me n'è mai fregato una benemerita.
Però stateci voi in mezzo fra uno juventino convinto (scrivi juventino e leggi mio fratello) e uno sfegatato fiorentino (se cercate tifoso viola, nel vocabolario illustrato, troverete una foto di Azzurro) e poi ditemi come la vivete la partita di oggi. Fate finte di niente, se vi riesce.
Fingete, rinnegando le vostre origini bianco nere oppure parteggiando per l'unica squadra regionale degna di nota.
E provate, fra le urla dell'allenatore di seconda di Montella (sempre Azzurro) e fra le bestemmie colorite del fratello, ad estraniarvi e a mettervi tranquilli a scrivere un qualcosa di vagamente interessante.
E se -malauguratamente- alzerete gli occhi, sarete inondati da commenti sugli errori arbitrali e polemiche sterili che vi annulleranno i pensieri, resettando il vostro cervello, tipo Win98.
In mezzo a tutto questo, voi scrivetelo un post.

Quindi non è colpa mia.
Ma m'impegno a ritrovare l'ispirazione.
Alle brutte, recensisco i bigodini nuovi di zecca.

venerdì 14 settembre 2012

Della brutta musica (che può tornare)

Io sono una potenziale concorrente della prima edizione dell'inquietante programma di Real Time, Sepolti In Casa. Per chi vivesse su Marte, si tratta di un docu-reality che tratta d'inquietanti casi di disposofobia, cioè gente che accumula e non riesce a buttare via nessun alcun nessun alcun (?) (la doppia negazione resta per me, uno dei grandi misteri della vita) oggetto.

Infatti l'altro giorno, spolverando, sono rispuntate in camera mia delle vecchie musicassette: non di quelle comprate che so di possedere (nell'ordine: Festivalbar 96 - Compilation Azzurra, Back For Good dei Take That, Titanic Soundtrack, Backstreet's Back dei Backstreet Boys e Gli Anni degli 883. Gran gusti musicali, non c'è che dire), ma di quelle auto prodotte, con i pezzi registrati dalla radio.
Se i nati negli anni 90 non sanno di cosa sto parlando (sappiate però che io non vi stimo), i nati nel dorato decennio 80 non storcano la bocca, perchè le abbiamo fatte tutti (solo che voi le avete buttate e dimenticate. Ma nel paradiso delle cassette vi sorvegliano e al momento opportuno, verranno a cercarvi, sappiatelo.). E sono imbarazzanti.

Ho preso in mano la prima: sul dorso laterale, con una penna glitter ormai stinta dagli anni, c’è scritto AUTUMи 998 (proprio con la N al contrario che fa tanto prima adolescenza), e sulla copertina c’è attaccata un’immagine delle figurine del film Romeo+Juliet (un giorno parleremo a lungo di questo film, prometto!), che all’epoca c’erano le figurine dei film di Leonardo e io ci tappezzavo qualunque cosa e non sono affatto pentita, che io Leonardo lo amavo davvero.
Nella foga creativa dei miei quattordici anni, però, non lasciai spazio per i titoli delle canzoni: volevo l’effetto sorpresa, credo.

Armata di coraggio, sposto i quintali di polvere accumulata nel vano cassette delle stero (credo di averlo usato, l’ultima volta, ai tempi del corso di tedesco all’università. Qualcosa come sei/sette anni fa) e inserisco.
Play.
Il caro vecchio fruscio di sottofondo.
Canzoni smezzate.

Si comincia malissimo: Annalisa Minetti con Senza Te o Con Te. Ora, Annalisa Minetti è la tizia cieca che partecipò a Miss Italia e poi al Festival, vincendo (con questa immortale hit) sia le Nuove proposte, che i Big, tornata in auge di recente per essere arrivata terza alle Para Olimpiadi di Londra nei 1500m. In pratica è come Barbie, che fa 200 lavori e tutti con successo.
Per me, però, è rimasta scolpita nella memoria perché a Sanremo aveva il tatuaggio nei capelli: una ciocca leopardata che manco a carnevale.
Ovviamente credo che gliel’abbiano fatta in quanto non vedente: la povera figliola non poteva accorgersi dell’obbrobrio che aveva in testa. Per gli smemorini, qui c’è una testimonianza.

Prosegue con una versione malamente tagliata di Quando Sarò Lontano, di Filippo Neviani in arte Nek.
Ero romantica, mi pare evidente.
Per onor di cronaca (Wiki, grazie!), riporto che dal 13 dicembre del 2006, il nostro cantante preferito fa parte dei Cavalieri Della Luce, un gruppo di fede che vuol portare l’Ammòre nel mondo. Ecco perché continuerà a cantare pezzi così smielati. Per l’Ammòre.

Un attimo di ripresa con le ultime sette note di Torn, di Natalie Imbruglia che –per me- era all’epoca la più figa di tutto l’universo. [Storia di vita vera: la trovavo così bella che presi un suo poster da Cioè e andai dal parrucchiere per farmi fare lo stesso taglio. Ne uscii che sembravo una lesbica tipo Boys Don’t Cry. Mi ci vollero anni per riavere dei capelli normali, ancora se guardo le foto provo un profondo imbarazzo e mi chiedo come abbia fatto ad uscire di casa, in quel periodo]

Altro pezzo storico, uno di quelli che ti chiedi perché?: la versione italiana di Quit Playing Games (With My Heart), titolata con Non Puoi Lasciarmi Così, dei Backstreet Boys. Se qualcuno non la ricordasse, era un riadattamento del pezzo originale, cantata da tre, dei cinque, del gruppo (e tra i tre non c’era Nick Carter, quindi era inutile) in un italiano sforzato e terribile, che risultava un misto fra il sardo di Valeria Marini degli esordi e il calabrese vecchia maniera di Elisabetta Gregoracci.
Da apprezzare che in mezzo alla canzone, ad un certo punto scappano fuori trenta secondi di Truly Madly Deeply, così, a caso. Poi riattaccano i Backstreet Boys, come se niente fosse.

La luce in fondo al tunnel, sembrerebbe arrivare con vari stralci di pezzi come: Iris (dei Go Go Dolls, mica di quel minchione di Biagio!) stroncato dalle chiacchiere della speaker di Radio Subasio (apriamo una parentesi: se in radio passate le canzoni Radio Version che sono tagliate, perché minchia ci parlate sopra?), I Don’t Want To Miss A Thing (colonna sonora del mio innamoramento per i film catastrofici), Acida (che io, piccina, cantavo senza capire minimamente di cosa parlasse) e Unforgiven II (che il video passava ogni dieci minuti su The Box-The Music Television You Control. Se non l’avete mai vista, sappiate che vi siete persi l’antesignano di The Club).

Ma non bisogna illudersi, la chiusura è in bellezza con tre pezzi che ciao!. Il primo è una roba confusa dalle interferenze che credo fosse Viva Forever, ultimo singolo delle Spice Girl complete in quanto Geri Halliwell aveva già cominciato sia la dieta per diventare strafiga, sia i provini per cercare i modelli gnoccoloni del video di Mi Chico Latino.

Segue La Copa De La Vida di Ricky Martin (quando ancora voleva farci credere di essere etero, prima che facesse le sveltine con il ballerino di Amici in camerino), inno ufficiale dei Mondiali di Francia 98. Sappiate che in vacanza, avevo pure imparato la coreografia e che, se sento la canzone a qualche festa trash, continuo a ballarla.

Si chiude con the top of the pop, la canzone che ho ascoltato in loop per anni (e anche qui è registrata tre volte di fila. Sì, davvero): My Heart Will Go On. Avevo il testo scritto bene appeso all’armadio, così potevo cantarlo senza storpiare le parole. Era un’adorazione di natura religiosa, la mia, costola dell'amore incondizionato per Leonardo e per Titanic (come ho già detto qui). Infatti, è l’unico pezzo registrato bene, senza fruscii ed integro. Vi risparmio il resoconto dei versi che facevo, all’ascolto.

Dopo tutto ciò, temo profondamente il momento in cui qualcuno mi rimetterà davanti tutti i miei status di faccia libro (dal 2008 ad oggi) oppure i post del vecchio blog (ma anche di questo, fra dieci anni) o le compilation sull’ipod.
Dio benedica la memoria selettiva!