lunedì 13 aprile 2015

Deh (ablativo di argomento - traslato)

Dopo anni di rimandi, di impegni vari, di scarse capacità organizzative e ricchi coitillon simili, sabato mattina sono finalmente andata a nella patria adottiva di una delle mie migliori amiche.

Livorno è un po' un altro mondo rispetto al resto della Toscana: non c'è il rinascimento dietro ogni angolo, non ci sono le tombe etrusche, non c'è la fiorentina, non c'è quell'aria un po' snob di chi è stato la culla dell'italiano e non ci sono nemmeno tutte le dolci colline piene di girasoli che piacciono tanto ai turisti.
A Livorno c'è il porto, i parcheggi alla cazzomannaggia, le friggitorie, le sedi storiche del PCI, l'Accademia navale, un sacco di pavimenti a scacchiera, tanta gente in giro anche alle quattro del mattino e *boia deh* in ogni bocca.

E poi a Livorno, chevelodicoaffare, c'è la mia amica dottore che è la compagna di praticamente tutta una vita.
Quando ci vediamo, ogni singola volta, penso a quanto mi manca nella quotidianità e a quanto sia stata fortunata ad avere lei (e anche l'altra del trio storico) vicina ogni giorno, per anni.

Delle mie ore livornesi porto a casa, oltre alla vicinanza con questa amica speciale, la splendida sensazione di stanchezza da troppa vita e il sole che mi picchia in faccia, mentre psicanalizzo sconosciutie bevendo la spuma, come i vecchietti di paese.
In realtà, mi porto dietro anche le chiacchiere calme passeggiando per negozi, la giacca color corallo che cercavo da mesi, l'aperitivo vegano, Enrique Iglesias, il fritto più buono del mondo, lo spritz, ballare nei bar, ballare per strada, sentirsi come dentro ad una festa, ballare in discoteca, i caffè sulle terrazze assolate, giocare con il cane, il libro di Paolo Nori, il vino buonissimo, la mia anima contabile, ballare come se non ci fosse domani, dormire poco, ridere troppo.

Livorno è una città caotica e colorata, come possono esserlo solo le città di porto.
E io, come ormai è noto, amo le cose caotiche e colorate, soprattutto in questo momento.

Perchè città come Livorno hanno il merito di tirare fuori una me stessa che sembra un po' in gita scolastica.
E quando trovo posti che tirano fuori questi nuovi lati di me, che mi piacciono di più di quelli che vivo ogni giorno, mi sento sempre molto euforica. Forse perché mi ricordano che non è ancora tutto perduto e che posso davvero essere leggera.

Quindi mi sa che a Livorno ci torno, ecco.