martedì 3 luglio 2012

Dell'insenatura di Dawson

(Ovvero, dell'identificarsi con il personaggio più sfigato dell'intera serie)*

Ci sono cose che fanno parte di me e che mi appartengono, che anche se sono cresciuta o cambiata, restano lì sempre uguali.
Questo, però, non è sempre un bene.
Si dice che bisognerebbe maturare, progredire. Joey addirittura lo urlava a Dawson, all’alba della prima serie (correva l’anno 1998, per la cronaca) quando lui non la capiva.

Ecco, io sono come Dawson: ancorata alla mia manciata di certezze, terrorizzata dai cambiamenti, in modo molto infantile. Tant’è che io nel triangolo che ci (mi) tenne incollata alla TV nei pomeriggi di Italia1, io parteggiavo dichiaratamente per lui. Perché lui è il mio alter ego.

Non in tutto certo, stiamo sempre parlando di un cazzone dalla fronte più alta del Nord America, di un trentenne che ci volevano far passare per quindicenne solo mettendogli addosso qualche camicia a quadri, di uno che le donne non le ha mai capite.

E che Dawson non capisse una benemerita, si dimostra fin dalle prime puntate, basta ricordare che invece che intortare come un normale adolescente (cioè sciorinando banalità su Baudelaire, Karl Marx, i Pink Floyd, la Nouvelle Vague et similia), opprime tutte le sue ragazze con dei pipponi (solo figurati, eh! Che Dawson si mantiene vergine fino al college! IL COLLEGE! Roba che American Pie non ti ha insegnato niente?) su Spielberg.
Sì, Spielberg.
Steven Spielberg, quello di ET.
L’apoteosi del cinema commerciale, quello che conoscono tutti, che tutti vedono ma che nessuno stima (tranne me, che sono ancora sotto per Jurassic Park! Ma l’ho già detto: lui è il mio alter ego). Ci si domanda, ad oggi, come Joey, famosa per la parlantina e le risposte acide, non gli abbia mai sbottato di farsi una cultura cinematografica degna, che almeno si arricchiva culturalmente anche lei ad ascoltarlo, visto che di fare altro non se ne parlava.
E invece gnente, serate su serata a guardare Lo Squalo. Robe che sì, guarda, piacerebbe tanto anche a me ma stasera devo proprio limarmi le unghie.

E infatti, Joey sceglie Pacey, che era una capra a scuola (ricordiamoci che non si diploma), ma che almeno la libera dall’incubo cinema e le offre l’avventura. Forse avventura è eccessivo, se ricordiamo per un attimo le loro serate: minigolf, cinema, cena di classe. E certo, la barca a vela (leggi: catamarano) un’estate, durante la quale lei dorme per tre mesi tre in un’amaca, mentre lui le legge La Sirenetta.
Se avessi avuto la mia ernia L4-L5, cara la mia Joey Potter, al ritorno ti toccava cominciare ad uscire con un neurochirurgo.

D’altro canto, anche lei era all’altezza dei suoi comprimari: un’adolescente con paturnie e sfighe (madre morta, padre carcerato, sorella ragazza madre, povera in canna) che poteva gareggiare con Candy Candy. Ovviamente, dietro l’aria da brava ragazza e il sorriso storto, se la fa con tutti; oltre i già citati Dawson e Pacey, finisce con: Jack (l’omosessuale), AJ (il saputello), Charlie (l’ex della sua amica Jen), il professore di Letteratura (strizziamo l’occhio a Nabokov, noi!) ed Eddie (il barista letterato).

Non mi perderò a ricordare Andie la pazza (fatta sparire senza pietà, con un viaggio in Italia da cui non tornerà. Grazie per la bella pubblicità, Kevin Williamson!), il già citato Jack, o Audrey (detta il troione da sbraco) per tornare a focalizzarmi su Dawson.

Proprio lui, il protagonista, alla fine di sei stagioni, quando tutti raggiungono un punto fermo e sono lì a vivere il loro lieto fine, decide di dare LA SVOLTA.

Breve parentesi sul lieto fine: questo, ovviamente, non vale per la compianta Jen Lindley –al secolo Michelle Williams, attrice acclamata dalla critica- che tira le cuoia nell’ultima puntata. Non sia mai che fra dieci anni tirino fuori uno spin off, alla 90210, con un bel triangolo fra Lily (la sorella di Dawson), Alexander (il nipote di Joey) e Amy (la figlia di Jen) e a lei venga la malaugurata idea di accettare la parte.
Tra l’altro, vista l’evoluzione di protagonisti di Beverly Hills in 90210 (Kelly che diventa psicologa, ndV), il ruolo di Jen poteva essere solo quello dell’insegnante di religione.

Comunque dicevo, il nostro, dopo tutto quello che gli succede in centoventotto puntate (amori- lutti- genitori che si separano- genitori che si risposano- esami- lavori- film realizzati- intorti- figure dimmerda con Eva- discussioni sul niente- il tuo migliore amico che ti si frega la donna- lezioni di moralità e legalità… ad libitum), si accontenta è felice di incontrare Spielberg, mentre la sua anima gemella, decide di (ri)trombarsi Pacey.

Il tutto, parafrasando Joey, per dire che Le persone crescono, Dawson! Evolvono! .

Ecco, io e Dawson no. Però lui ha almeno incontrato Spielberg.


*Nonostante il tono sarcastico, si sappia e non si dimentichi che Dawson's Creek è il mio teen drama preferito, over the top. Lo prendo in giro in maniera bonaria, ma lo reputo il miglior maestro di vita che abbia mai avuto.

2 commenti:

  1. ahahahahah!! oddio mi hai fatto spanciare...Dawson's Creek ci ha davvero cambiato la forma mentis per il resto della vita...peraltro io ho rivalutato James Van der Beek ultimamente, guardando la nuova serie a cui partecipa...è così bravo e divertente che a volte quasi non ci pensi più al ragazzo in flanella se non fosse che c'è sempre qualcuno nelle varie puntate a ricordarlo...è una storia strana...la serie si chiama Apartment 23 e te la consiglio...
    Per il resto effettivamente Dawson sembra evolvere meno di tutti gli altri, ma guardando l'ultima puntata credo che in fondo tutti non hanno fatto che darsi delle illusioni per mille stagioni per poi ritornare dove tutto era iniziato...Dawson ne era semplicemente consapevole un po' prima degli altri....
    grazie per il momento amarcord! :-)

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  2. Lui ha incontrato spielberg... ma tu hai incontrato Azzurro!!!!

    A me "Il crick di dawson" non è mai piaciuto come telefilm perchè era troppo malinconico.

    Alle medie adoravo Beverly hills e ancor di più Bayside School. Che telefilm!!

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