venerdì 29 maggio 2015

Della Color Run, della pioggia, delle amiche

Vorrei parlare di Color Run.
Vorrei davvero parlare di come sono stata bene, delle risate, di come tutto sia più facile se indossi un tutù viola e il tuo corpo (e la macchina fotografica di Filippo e l’auto dello stesso e il pavimento del bagno e qualunque cosa che abbia toccato, ndV) è letteralmente cosparso di brillantini iridescenti.


Vorrei descrivervi la sensazione di camminare per 5 chilometri con il prato bagnato e le nuvole di colore che ti si appiccicano addosso, che prima sei rossa, poi gialla e arancione (effetto epatite), poi meravigliosamente rosa fuxia da vera Barbie Girl, dopo blu come una Puffetta qualunque e infine cosparsa di glitter metallizzati che si vedevano da lontano.

Vorrei essere brava a rendere la sensazione di come sia ritrovare il proprio viso dopo la doccia, ridere, ascoltare musica che mette bene, spararsi prima i selfie e poi le polaroid, sentire il profumo della crema sul corpo come se fosse estate, rilassarsi in macchina, mentre canticchi e parli di 20 argomenti contemporaneamente.

Vorrei raccontarvi di come è bello cenare insieme, mangiare di ogni prelibatezza, bere vino, sorridere un po’ brilla, fare foto da mettere su instagram, parlare di tutta la popolazione virtuale come se fossero ex compagni di scuola (quindi male, con acidità et cattiveria!), sentire lo stomaco pieno, le gambe stanche, la testa lenta ma piena di buon’umore.

Vorrei farvi capire come è stato bello rotolarsi nel letto di Luisa, con la tisana buona e la tazza fighissima di Sheldon, farsi i video su snapchat, sentirsi come in gita scolastica, continuare a parlare sempre di tutto, sentire che la stanchezza sale sempre più e gli occhi cominciano a non reggere le troppe emozioni del giorno e finalmente dormire di un sonno pieno e senza sogni (forse il miglior regalo che potessi ricevere).

Vorrei potervi raccontare della luce pazzesca per i selfie nel terrazzo di Luisa e Filippo e delle colazioni belle in posti ancor più belli, scelti in quanto “molto instagrammabili”, ritrovandosi a colazione come se quella fosse la regola. Di come ci venga spontaneo chiedere la password del wifi prima del caffè e poi mangiare i dolcetti buoni in piatti bellissimi, che quasi ti spiace romperli con la forchetta.

Vorrei potervi mostrare la bellezza delle passeggiate a Santo Spirito, su Ponte Vecchio e poi in Piazza della Signoria, senza meta, come se uno fosse in vacanza davvero. Vorrei potervi far assaggiare il vino buono che abbiamo bevuto a pranzo, le polpette fritte che abbiamo mangiato e poi ancora il caffè signorile di Gilli, in mezzo a cento sorrisi.


Vorrei farvi stare dentro i negozi con noi: le mie amiche che cercano senza tregua e io che mi trascino su ogni divanetto disponibile, ridere e dare giudizi, toccare ogni abito indecise se comprarli tutti o nessuno, cercare una perfetta maglietta bianca che non esiste e scoprire che la cerchiamo tutte e tutte senza alcun risultato. E poi uscire con borse bellissime, come se fossimo in un film, sempre più stanche ma ancora con gli stessi sorrisi.


Vorrei che poteste sentire la tristezza degli abbracci davanti a Santa Maria Novella, quando ormai è giunta l’ora di salutarsi e di promettersi di rifarlo presto, ma tanto sappiamo già che non è mai tanto presto quanto vogliamo noi. E allora dirsi *ciao* con la voce rotta, con le gambe che ormai si tengono su a fatica, con la schiena che fa male in ogni dove, ma con la costante sensazione che se fosse sempre così, sarebbe davvero una figata pazzesca.


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