giovedì 8 agosto 2013

Summertime

L’agosto a casa.
L’agosto al lavoro.
Il ferragosto come unico giorno di tregua, mentre gli altri si affollano sui bagnasciuga del mondo.
Un bilancio che si approva troppo presto.
Le mattinate a fare scritture contabili, ascoltando gli Oasis e i 360° in un altalena musicale tremenda.
La lattina di Coca Cola personalizzata che non ho.
La città che prima era deserta per ferragosto e ora, grazie alla crisi, rimane immutata e ti toglie la sensazione di essere un’eroina sopravvissuta all’ecatombe nucleare.
La canzone perfetta da cantare di prima mattina, che alla radio non passa mai.
I bambini che nascono.
Il concerto di Jovanotti gratuito a Cortona, che avrei ballato come una pazza se solo ci fosse stata un po’ di partecipazione.
Bryan Adams,  la sua “Estate del 69” e “Tutto quello che fa” e chissà se fa i concerti d’estate.
La sabbia nelle scarpe, ormai reperto di un luglio finito.
I minigolf che qui non ci sono e chissà perché sono concentrati solo al mare.
Twitter pieno solo di foto di spiagge, aperitivi sulla spiaggia, feste sulla spiaggia e qualunque cosa ma sempre sulla spiaggia.
I tulipani che fioriscono solo in primavera e ora, se vuoi i tulipani, mica li trovi.
Il gelato che lo mangio e poi mi sento in colpa che ingrasso, che mica ero così grassa due anni fa.
Gli amici che si fermano una notte e sembra quasi vacanza.
“Ovunque ma non qui”ma anche “Questa è la mia casa”.
Le estati da lavoratrice che ancora non mi sono abituata, nonostante abbia compiuto cinque anni di lavoro proprio qualche giorno fa.
Le stelle cadenti che non si vedono mai quando hai un desiderio pronto.
La stella cadente che ho visto, nell’unico secondo in cui ho alzato lo sguardo, ma non avevo un desiderio pronto e c’ho messo troppo a realizzarlo e secondo me qualcuno me l’ha fregato.
Il caldo e le piscine troppo affollate.
L’estate che ami ma forse quest’amore non basta più.

L’estate.

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