martedì 12 giugno 2012

Dei viaggi e dei miraggi

Essere in giro significa: camminare, sudare, ridere, avere una stanza meravigliosa che sovrasta i tetti, fare il bagno nella mini piscina, mangiare tutti i carboidrati che non mangiavo dal 2011, misurarsi vestiti bellissimi ma troppo costosi, visitare il museo di arte contemporanea e restarne colpita, fare il brunch più figo della storia, sporcarsi il vestito bianco durante la cena come una seienne, vedere una coppia di sposi a S. Pietro di venerdì (do you know “Di Venere e di Marte né si sposa, né si parte, né si da principio all’arte”?), inebriarsi del profumo di tigli, entrare da Muji, fare colazione in terrazza sotto il pergolato, fare tante foto, passeggiare fra gli studenti che hanno finito la scuola, sbronzarsi in maniera imbarazzante, ascoltare Azzurro che importuna il turista di Hong Kong dicendogli It’s really a Chamonix Camera?, ascoltare l’attempato signore che ci prova con la dottoranda ventenne, trovare un libro che cercavo da un po’ e comprarne uno che so che lo farà commuovere, trovare un delizioso chiosco che fa ancora il caffè a 0,80 centesimi, impazzire nel negozio della Fabriano, innamorarsi di ogni angolo della Città, cenare nel mio posto preferito in assoluto, incontrare un’Amiscout storica e prenderci una birra (o una Coca Cola) e poterla finalmente ri-abbracciare, notare e ricordarsi di un baretto dell’estate scorsa, ridere con gli amici di Azzurro, sporgersi in taxi per vedere la città illuminata di sera, osservare per ore le stelle sdraiati in terrazza, provare tristezza in stazione, sentirmi a casa, pensare che non sembra una cagna in mezzo ai maiali o forse sì ma è comunque bellissima.

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