lunedì 23 marzo 2015

Andiamo a vedere Le Luci Della Centrale Elettrica!

Premessa:
Questa non solo è la pseudo cronaca sentimentale del concerto de Le Luci Della Centrale Elettrica, di sabato scorso, ma è anche una sorta di lettera aperta a Vasco Brondi.
È tutto scritto solo su di un piano emozionale, non c’è critica musicale (perché come ho già detto, non ne sono capace), non c’è voglia di giudicare con aria altezzosa, c’è solo un (brutto) tentativo di spiegare come (e perchè) questa musica mi piaccia così tanto.

E se gli alberghi appena costruiti
coprono i tramonti,
tu non preoccuparti,
tu non preoccuparti
(Le Ragazze Kamikaze_Per ora noi la chiameremo felicità)

Questa frase la canto urlo spessissimo quando esco dal lavoro, mentre guido e mi trovo incolonnata sul cavalcavia: solitamente c’è il sole che tramonta e la zona industriale che lo copre.
Non saranno alberghi, ma tant’è che rende comunque bene l’idea.
E io, cerco sempre di non preoccuparmi, ma non sempre mi riesce così bene.

Ed è con questo spirito, con questa vuota spensieratezza, che sabato sono andata  a vedere (ancora? Sì, ancora e comunque non abbastanza!) Le Luci Della Centrale Elettrica.
Rivederti, caro Vasco Brondi, era d’obbligo.
Urlare, una necessità.
Sentirmi come stessi “ballando sotto i bombardamenti” (cit.), un’urgenza.

Ho trascinato Luisa con me (il che dimostra che l’amicizia fra donne esiste, in quanto lei non ti aveva praticamente mai ascoltato), ho comprato i biglietti e sono venuta dalla sperduta provincia toscana, come una ragazzina o forse come una che si crede una ragazzina, ma non lo è più.
 

Fino a trent'anni avevi gli occhi verdi,
adesso sono ancora più belli.
Adesso che hai conquistato l'Inghilterra
e una piccola parte di te stessa
e niente dipende dall'allineamento dei pianeti
(Macbeth nella nebbia_Costellazioni)

Hai aperto con questa, il secondo pezzo dell’album nuovo, forse uno di quelli che ho dovuto ascoltare più volte per capire se mi piaceva davvero oppure no.
Quello che mi ha sempre convinto poco è l’arrangiamento: non così cupo, ma nemmeno così frivolo, ibrido direi, con quella voce fuori campo che mi fa salire le lacrime.
Ecco, suonata dal vivo, elettronica ed irriconoscibile, ballabile, folle, quasi spaziale è stata un’intro perfetta, che dava un’idea chiara di questo Firmamento Tour, di come fosse diverso, di come potesse davvero risultare una festa, ma non mesta (semi cit.).

Faremo dei rave sull'Enterprise,
farò rifare l'asfalto
per quando tornerai.
(Per combattere l'acne_Canzoni da spiaggia deturpata)

Mi è sempre piaciuta tanto quest’immagine, mi sa di quella follia scema dei vent’anni infarcita da immagini pseudo fantascientifiche di fine anni settanta. E poi, a ruota, uno dei versi più romantici che tu abbia mai cantato, una frase molto tenera travestita da banalità.

Quando intoni Per Combattere L’Acne, le ragazzine minorenni intorno a me hanno tutti gli occhi a cuore, ma secondo me capiscono meno di un terzo di quello che dice la canzone: una addirittura urla “siamo l’esercito del surf”, il che la dice lunga.
Io urlo, non ci provo nemmeno a cantare, urlo strozzata perché ci sono una miriade di sensazioni che mi prendono al petto come fossero pugnali volanti.




Cos'è la giovinezza in fondo cosa doveva essere
oltre a questa tremenda corsa in Ciao 
sotto la pioggia 
al vento verso casa di qualcuno. 
(40 Km_Costellazioni)

Non credevo che la suonassi questa, almeno non così solo con la chitarra, quasi a scazzo, come se fossimo fra amici sul lungomare deserto in una notte di fine estate.
E invece l’hai fatta.
Ed è ancora meglio che nell’album.

Ci sono evocazioni epiche, immagini dolceamare, la sensazione di lasciarsi indietro dei pezzi –irrimediabilmente- , una sorta di dolcissima malinconia. Forse è per questo che mi piace così tanto questo brano, forse ultimamente è il mio preferito di Costellazioni.

Con me non devi essere niente.
[…]
Addio fottiti, ma aspettami.
(Piromani_Canzoni da spiaggia deturpata)

Piromani è il mio pezzo preferito dei tuoi, in assoluto. Non lo era, all’inizio, ma poi lo è diventato.
Ci sono un sacco di parole, in Piromani, tantissime, alcune delle quali particolarmente desuete ma molto musicali.
È servito del tempo per tutte quelle parole: dovevo capirle, impararle, farle un po’ mie. Ma in mezzo a quel fiume in piena c’è sempre stata, chiara e limpida, una delle frasi più belle di sempre , dolcissima ma non banale o scontata. Addio fottiti ma aspettami..
E poi c’è quel trasformiamo questa città in un’altra cazzo di città, che chiunque è cresciuto in provincia la sente cucita addosso, come un’ombra.

Quando l’hai attaccata, sabato sera, urlavi come un pazzo, non si capivano le parole, ma non c’è un altro modo di farla, se non con quella rabbia lì, con quei graffi e quella forma. Ogni volta che canti Piromani, ogni singola volta, mi chiedo dove tu la nasconda tutta quell’energia, che sei uno scricchiolino e non me lo so mica spiegare come tu faccia a urlare e saltare in quel modo.



E luna di Milano dimmi tu
Parlami di tutti i miei amici
Dei nostri sogni assurdi
Che si sono avverati
(Questo Scontro Tranquillo_Costellazioni)

Tutti quelli che ti danno del coglione, Vasco, oppure che dicono che sai solo mettere parole a caso in fila seguendo un vago concetto di metrica, mi sembra evidente che non abbiano mai ascoltato bene quello che scrivi. In Questo Scontro Tranquillo, uno dei pezzi più positivi di Costellazioni (e dei più ballabili, soprattutto dopo l’altra sera) citi indirettamente Leopardi, addirittura. E quindi direi che no, non sono parole a caso.

E vedere come abbiamo ballato tutti, saltato, cantato e come sorridevamo è l’evidenza empirica che arriveremo tutti felici da fare schifo a liberare tutti i pianti trattenuti di qualcuno. E sarà bellissimo e allegro, proprio come dici tu.

E sempre come un amuleto
tengo i tuoi occhi
nella tasca interna del giubbotto 
(Quando tornerai dall’estero_Per ora noi la chiameremo felicità)

Con questa canzone ti ho incontrato, anni fa, questa è la canzone di un’estate lontanissima. È così delicata e rude insieme, tremendamente romantica senza essere stucchevole, che mi commuove.

E' solo un momento di crisi di passaggio,
che io e il mondo stiamo attraversando
E' solo un momento di crisi di passaggio 
che io e il mondo stiamo superando 
(I destini generali_Costellazioni)

I Destini Generali sono un pezzo maestoso: non c’è una parola migliore che mi venga in mente per descriverlo. Il coro iniziale (che dal vivo è meno imponente ma comunque calzante), le immagini evocate, le parole scandite e urlate ma non gridate e l’ottimismo che c’è dentro (sì, è maledettamente positivo. Positivo come poche altre canzoni in generale!) sono un inno a farcela, carico come pochi altri.
Quante volte, Vasco, tornando a casa, l’ho cantato forte per farmi coraggio, per non abbandonarmi, per credere che potevamo farcela io, te e il mondo.




Vedrai che scopriremo
delle altre Americhe io e te,
che licenzieranno
altra gente dal call center,
che ci fregano sempre,
che ci fregano sempre
(Cara catastrofe_Per ora noi la chiameremo felicità)

Avere trent’anni ed essere in palla con un cantautore sembra a tutti molto strano.
Avere trent’anni ed essere in palla con un cantautore sconosciuto alle grandi masse radiofoniche è forse socialmente poco accettabile.

Ma io sabato ero molto felice di ascoltarti, di ballarti e di rivederti ancora: tu sei riuscito a non farmici pensare troppo, a farmi divertire e farmi ridere, lasciandomi solo la genuina sensazione sottopelle di felicità e soddisfazione.

Sono un insieme di violenze e di speranze,
sono un rumore di scontri e di feste, 
di scontri e di feste

(La terra, l’Emilia, la Luna_Costellazioni)

Sarà che sono per metà emiliana, sarà che amo l’Emilia più di quanto ami la mia Toscana, sarà che citi il monumento dei cuori strappati appena fuori Cracovia, sarà che ho scattato una foto intitolandola su twitter “La Terra il Sole l’Emilia” e tu c’hai messo una stellina, sarà che l’idea di essere un rumore di scontri e di feste mi sembra bellissimo, ma  questo è il pezzo che dal vivo risulta forse il più coinvolgente.

Canti fermo, Vasco, chiudi gli occhi e sembri un poeta d’altri tempi, mentre le solite ragazzine minorenni non vedono altro che la giovane rockstar.

Ma in quel momento, per un momento solo, anche io nei miei trent’anni e nel mio disincanto, ti vedo come un eroe tragico.

Mentre parecchi facevano l'università
E alcuni si impiccavano in garage
Lasciando come ultime volontà le poesie di Vian 

(Fare i Camerieri_Canzoni da spiaggia deturpata)

Sarà che ci sono eventi successi negli anni in cui io facevo l’università che mi ricordano questa canzone, sarà che gli Stati Uniti bombardavano l’Iraq in quegli anni lì, ma io questo pezzo così rumoroso e violento, lo sento tanto dentro.

Ma non lo sento come un qualcosa di piacevole, ma piuttosto come un pugno allo stomaco.
Anche quando canti, anche mentre tutti ballano, io continuo a sentire quel pugno (un Ovosodo, avrebbe detto Virzì 15 anni fa) e mi chiedo qual è la storia di quella canzone, se la tua assomigli alla mia.

Forse si trattava di dimenticare tutto
come in un dopoguerra
e di mettersi a ballare fuori dai bar 
come ha visto in certi posti della Ex-Jugoslavia
(Le ragazze stanno bene_Costellazioni)
Non potevi non farla, Vasco, lo sapevamo tutti.
È bellissimo vederci tutti così rapiti da questo amore così poco convenzionale, invocare i nomi di Sara e Chiara e sperare –insieme- che stiano davvero così bene.

Stiamo cercando di farlo tutti: dimenticare e mettersi a ballare. Mi piace questo pezzo, mi piace per la sua leggerezza:tanto lo sappiamo che non c’è alternativa al futuro, l’abbiamo sempre saputo, solo che adesso abbiamo finalmente fatto pace con l’idea.


C’è stato molto altro, in quella balera spaziale (so che apprezzerai questo modo di dire), sabato sera: pezzi nuovi come Firmamento hanno trascinato tutti, pezzi vecchi riarrangiati che sembravano inediti, cover  che sono risultate quasi meglio degli originali, molta luce, molta musica, poco dormire e molto ridere.

È stato bellissimo, Vasco, ma non solo: è stato emozionante vederti divertire, è stato tenero quando hai abbracciato Giorgio Canali, è stato commovente vedere tutti quei ragazzini che sapevano i testi a memoria (ma la mia gelosia nei tuoi confronti è la stessa di quest'estate), è stato veramente uno spettacolo stellare.

Mi mancherai nei prossimi anni, già lo so.


(Ovviamente le foto sono quelle che ho fatto io con l'iPhone, in caso vi venisse il dubbio!)