venerdì 29 giugno 2012

Dei corsi e dei ricorsi storici

Non è che sono sparita, è che sto transitando.
Sono subissata di emozioni, di cambiamenti che mi ripetono che “tutto scorre”(chè i nostri giorni sembrano piatti ma mica lo sono davvero!), di bisogno di calma per respirare ed accettare.

Ci si mette anche Radio DeeJay, con la canzone dell’estate (son grandi da 30 anni e non si smentiscono! Ma mi commuove, giuro!) e con la fine di Chiamate Roma TriunoTriuno, a farmi venire il patema da cambiamento, che io non sono nemmeno un tipo emotivo, nonnò, e stamattina quasi mi vengono i lacrimoni sentendo salutare il Trio.

È stato uno strano giugno. Non brutto e non triste, ma strano.
Ci sono date che sembravano lontanissime e sono diventate “oggi” , sensazioni che sembravano eterne che non lo sono più, eventi che credevi irripetibili e che tornano.

Un po’ mi ricorda gli ultimi giorni prima della maturità, quando eravamo felici che quella gabbia chiamata liceo fosse finita, ma un po’ eravamo già nostalgici per un periodo che (ahimè!) non sarebbe tornato più.
Per la cronaca, l’ultimo giorno di scuola, io piansi molto. Anche dalle foto si notano i miei occhi rossi.

So che mi abituerò, ma un po’ tremo. Perché è un po’ di me che se ne va, come direbbe il Manuel nazionale.

martedì 12 giugno 2012

Dei viaggi e dei miraggi

Essere in giro significa: camminare, sudare, ridere, avere una stanza meravigliosa che sovrasta i tetti, fare il bagno nella mini piscina, mangiare tutti i carboidrati che non mangiavo dal 2011, misurarsi vestiti bellissimi ma troppo costosi, visitare il museo di arte contemporanea e restarne colpita, fare il brunch più figo della storia, sporcarsi il vestito bianco durante la cena come una seienne, vedere una coppia di sposi a S. Pietro di venerdì (do you know “Di Venere e di Marte né si sposa, né si parte, né si da principio all’arte”?), inebriarsi del profumo di tigli, entrare da Muji, fare colazione in terrazza sotto il pergolato, fare tante foto, passeggiare fra gli studenti che hanno finito la scuola, sbronzarsi in maniera imbarazzante, ascoltare Azzurro che importuna il turista di Hong Kong dicendogli It’s really a Chamonix Camera?, ascoltare l’attempato signore che ci prova con la dottoranda ventenne, trovare un libro che cercavo da un po’ e comprarne uno che so che lo farà commuovere, trovare un delizioso chiosco che fa ancora il caffè a 0,80 centesimi, impazzire nel negozio della Fabriano, innamorarsi di ogni angolo della Città, cenare nel mio posto preferito in assoluto, incontrare un’Amiscout storica e prenderci una birra (o una Coca Cola) e poterla finalmente ri-abbracciare, notare e ricordarsi di un baretto dell’estate scorsa, ridere con gli amici di Azzurro, sporgersi in taxi per vedere la città illuminata di sera, osservare per ore le stelle sdraiati in terrazza, provare tristezza in stazione, sentirmi a casa, pensare che non sembra una cagna in mezzo ai maiali o forse sì ma è comunque bellissima.